I quattro di Guilford - La storia vera che ha ispirato il film Nel nome del padre

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    Francesca

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    I quattro di Guilford

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    CITAZIONE
    Li chiamano "the Guildford four", i quattro di Guildford. Sono, insieme alla strage della "bloody sunday" a Londonderry nel 1972 e alla morte di Bobby Sands in carcere nel 1981, una delle pagine più nere nella storia della guerra tra il governo inglese e l'Ira, l'esercito di liberazione clandestino dell'Irlanda del Nord. I quattro di Guildford hanno scontato 15 anni di carcere con l'accusa di aver compiuto più di un attentato dinamitardo nel 1974 a Guildford, nell'Inghilterra del sud. Erano innocenti, come stabilì la corte d'Appello nel 1989. Così innocenti che anche il cinema si è occupato di loro: Daniel Day-Lewis ha prestato il suo volto a Gerry Conlon, uno dei quattro, nel film di Jim Sheridan Nel nome del padre. Anche il film fece la sua parte e contribuì a indignare l'opinione pubblica non solo inglese. Ora il premier britannico Tony Blair ha chiesto scusa.

    Con una lettera scritta di suo pugno, il primo ministro ha detto: "Ritengo un atto d'accusa contro il nostro sistema giudiziario e motivo del più profondo rammarico il fatto che qualcuno subisca una punizione a causa di un errore giudiziario". In poche righe, lo smantellamento di tutto quello che era giustificato dalla politica dell'emergenza terrorismo e un segnale forte verso il raggiungimento di un accordo di pace definitivo e della risoluzione della questione irlandese.

    La lettera, pubblicata in uno speciale della televisione inglese Bbc, è indirizzata a Courtney Kennedy Hill, moglie di Paul Hill, uno dei condannati, e figlia di Robert Kennedy, fratello del presidente degli Stati Uniti John Kennedy. "Ci sono stati errori giudiziari nel caso di suo marito e di quelli condannati con lui - scrive Blair - Sono desolato che sia potuto succedere questo".

    Hill fu liberato insieme con Gerry Conlon, Patrick Armstrong e Carole Richardson e ha ricevuto un risarcimento provvisorio di 200 mila sterline (circa 600 milioni di lire), ma attende ancora un indennizzo definitivo. Un indennizzo che lo stesso Blair definisce "incalcolabile".

    I quattro di Guildford firmarono, una volta sottoposti a fermo in quanto sospettati di far parte dell'Ira, una dichiarazione in cui ammettevano di essere colpevoli. Ma dove si fermavano i documenti ufficiali continuava il film di Sheridan. Daniel Day-Lewis per prepararsi al ruolo aveva volontariamente passato qualche mese in carcere. Il risultato fu un'interpretazione-bomba che descrive la violenza fisica e psicologica con cui fu estorta quella confessione e la condizione a cui erano ormai ridotti i quattro di Guildford.

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    Dice Hill, che oggi ha 45 anni: "Stavo di fronte alla Corte. Ero inebetito. Non mi rendevo conto di nulla intorno a me. Non ero triste. non ero depresso. Ero freddo e inebetito. La cosa che più mi ferì fu quando il giudice disse che gli dispiaceva di non poterci infliggere la pena di morte".

    Durante la detenzione i quattro erano guardati a vista da un poliziotto che puntava loro contro una pistola scarica dalla fessura della porta.

    Fonte: La Repubblica, 6 giugno 2000

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    Le bombe dell'IRA
    di Stefano Paolocci

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    CITAZIONE
    Siamo nel Surrey, sud est della Gran Bretagna. La cittadina di Guildford si trova a 50 km circa da Londra, sull’autostrada A3, quella che lega la capitale a Portsmouth. In North Street un negozio di mobili ci informa sul suo nome: Lombok.

    Niente di speciale, se non fosse che, trentaquattro anni prima, a farla da padrone fra i metri quadrati dei locali oggi colonizzati dall’odore acre della formaldeide, c’era il fumo delle sigarette assieme alle fragranze dolciastre dei deodoranti sui maglioni dei ragazzi lì riuniti i sabato sera.

    Trentaquattro anni fa, il Lombok probabilmente neppure esisteva nelle mente degli attuali proprietari. Trentaquattro anni fa da queste parti comandava la musica dei pub e la schiuma delle birre, quella dell’Horse and Groom per esempio, antenato improbabile del negozio di mobili che ora ne ha preso il posto.

    Il 5 ottobre 1974, i “provos” dell’Irish Republican Army (IRA) pensarono bene di mescolare birra e profumi a sangue e gelignite: una bomba per l’Horse and Groome e un’altra per il vicino pub del Seven Star.

    Quella all’Horse fermò gli orologi alle 8 e 30 della sera. Al Seven Star invece, tutto accadde mezz’ora dopo, quando il locale era già stato evacuato. Sul campo restarono i corpi senza vita di 5 persone; i restanti 65 feriti erano già in viaggio per gli ospedali della zona.

    Vittime di quell’attentato, i frequentatori abituali di entrambi i pub: militari inglesi.
    Fu l’inizio della campagna di terrore che l’IRA scatenò direttamente sul territorio inglese in risposta alla repressione che da almeno cinque anni (dalla battaglia del Bogside del ’69, al Bloody Sunday del ’71 in poi) l’esercito di Sua Maestà stava mettendo in atto in Irlanda del Nord.

    L’attentato di Guildford ebbe però un seguito ancor più drammatico quando, nel dicembre del 1974, la polizia britannica arrestò Gerry Conlon, Paul Hill, Patrick Armstrong e Carole Richardson con la falsa accusa di essere stati gli esecutori materiali dell’atto.

    Ai quattro, stremati dalle torture e dai ricatti cui li sottopose la polizia, fu estorta una confessione nelle ventiquattro ore successive all’arresto. Hill e Armstrong furono accusati perfino degli attentati di Kings Arms e Woolwich.

    Una giustizia celere oltre ogni aspettativa emise nell’ottobre del ’75 la sua sentenza: pena di morte per tutti. La condanna fu poi tramutata, probabilmente per mettere in risalto la magnanimità della corte, in carcere a vita.

    Pur professandosi innocenti, pur avendo tentato con ogni mezzo di portare a galla la verità, i quattro ragazzi passarono ben 14 anni in prigione prima che, nel 1989, un detective impegnato nella revisione del processo a Patrick Armstrong, notasse come numerosi brani della dichiarazione rilasciata la notte dell’arresto dal suo assistito erano stati pesantemente rivisti e corretti dalla polizia.

    Fu in base a questa fortuita scoperta che il caso fu riaperto e il processo rivisto.
    Quelli che per l’opinione pubblica erano solo assassini sanguinari al soldo dell’IRA, divennero ben presto i “Quattro di Guildford”, esempi viventi di una giustizia finalmente imparziale.La sentenza di assoluzione piena arrivò poco dopo anche se per gli apparati della polizia coinvolti non ci furono conseguenze di sorta.

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    Un celebre film del ’93 diretto dal regista Jim Sheridan e dal titolo “Nel nome del padre” (protagonisti Daniel Day-Lewis, Pete Postlethwaite e Emma Thompson) ha ripercorso la storia dei Quattro di Guildford e di Patrick “Giuseppe” Conlon (padre di Gerry Conlon) che, ingiustamente arrestato con l’accusa di fiancheggiamento, perse la vita durante la prigionia, ennesima vittima di una vicenda drammaticamente attuale.

    L'articolo è consultabile al seguente sito: Il Reporter

     
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