1. Avengers: Age of Ultron - Recensione

    By tayger il 24 April 2015
     
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    The age of problem. In realtà detta così è molto più drammatico di quanto sembri, ma lungo tutta la visione della pellicola ho avuto la costante sensazione che questo film sia minato alla base da due problemi strutturali.
    Il primo, inevitabilmente, è relativo alle aspettative, dopo un buonissimo primo capitolo che ha sancito l'importanza dell'universo Marvel nel cinema odierno, come pionere di un nuovo trend, il crossover, che pesca a piene mani dal mondo comics, in una sorta di palliativo alla famigerata crisi di originalità ad Hollywood.
    Aspettative che vengono in parte disattese, non in maniera palese e catastrofica, ma come una costante che accompagna imperterrita la regia di Whedon.
    Che ci porta al problema più grosso del film, ossia la sua natura stessa di crocevia di un universo Marvel in cui rappresenta solo un punto di passaggio, un incontro tra ciò che è stato e ciò che sarà, una tessera in un puzzle che lo rende funzionale a qualcosa, con tutti gli svantaggi del caso.
    Primo fra tutti il fatto che esso stesso è un puzzle in cui i pezzi non sempre riescono ad incastrarsi armoniosamente, piazzate allo scopo di poter approfondire i background dei personaggi meno noti e dare nuovi risvolti a quelli più conosciuti, con un artificio che tutto sommato funziona e non sembra affatto forzato. Il punto è che i nuovi personaggi introdotti, in questo contesto, hanno il peso specifico di una formica, elementi incastonati a forza ma che non riescono a trovare una loro identità precisa e riconoscibile, un ruolo che sappia dar loro un senso compiuto alla loro stessa presenza.
    E così come loro, anche il nemico di turno appare una occasione sprecata, un involucro vuoto che illudeva di poter contenere chissà quali perle di sadismo e cattiveria, un villain piuttosto impalpabile la cui essenza viene costantemente minata da una sceneggiatura che ne vuole sfumare i contorni e renderlo una brutta copia di Iron man.
    Il film di per sé non è brutto, ma prima di andare a vederlo, consiglierei di mettersi in cuore in pace e godersi lo spettacolo offerto, chiudendo un occhio sulla sostanza, un po' rimaneggiata e interpretata con poca convinzione anche dagli stessi attori, Hemsworth a parte, che nei suoi giorni peggiori sa dare paglia a moltissimi suoi colleghi.
    Probabilmente anche agli stessi con i quali ha condiviso il palcoscenico in questa nuova avventura.
    Non è una bocciatura, affatto. La consapevolezza che non sia un film nato con un'anima propria ma un ingranaggio di un meccanismo più grande lo rende soltanto un prodotto meno accattivante.

    By Tayger
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