Replying to La famiglia Belier - Recensione

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  1. Posted 14/3/2015, 17:10
    Grazie ;) Ti dirò, non era nella lista di film che volevo vedere in assoluto. Certo, ultimamente la Francia pare stia sfornando un sacco di campioni d'incassi (almeno da quanto li pubblicizzano), ma non è abbastanza, per quanto mi riguarda, per farmi scucire dei soldi.

    Proprio perché mi hanno invitato all'anteprima gratuita sono andato eheh. E, pur premettendo che non avevo aspettative, e pur ammettendo che non fossi nemmeno così tanto interessato, ho apprezzato molto lo sforzo di rendere il film leggero, volendo anche frizzante, senza perdere d'occhio il tema principale e soprattutto senza ridicolizzarlo.

    Il focus rimane sempre su quello, ma è pur vero che non appesantisce la visione una scelta di questa genere. Certo, non è un capolavoro, e chi lo andrà a vedere penso concorderà con me, ma io ho apprezzato moltissimo lo sforzo e lo slancio di dar al film un'identità ed un contesto meno patinato di quanto una eventuale produzione baraccona hollywoodiana avrebbe potuto fare. Una pellicola dal "low profile" che però colpisce.
  2. Posted 14/3/2015, 17:00
    Per prima cosa: complimenti tayger, sei davvero bravo a scrivere recensioni ;)

    In realtà, da quello che hai scritto, sembra rispecchiare esattamente le mia aspettative. Il trailer mi aveva incuriosito moltissimo ed è un film che non mi voglio perdere.
  3. Posted 14/3/2015, 16:10

    la_famiglia_belier_poster_ita



    Un film che in realtà è molto più difficile da digerire di quanto si possa pensare. Non perché sia particolarmente complesso o profondo, ma per il semplice fatto che è diverso da quanto si possa presumere dal trailer.
    E' una pellicola sincera, fatta con il cuore, con slancio ma ragionato, cercando di entrare in punta di piedi in un argomento che rischiava di diventare un incipt per una commedia senza arte né parte o un mattone introspettivo sulle ingiustizie sociali.
    Riesce invece a camminare in bilico tra le cose, strizzando l'occhio di quando in quando da una parte e dall'altra, sospesa nella sua leggera vena naif che le permette di giocare e scherzare senza essere irrispettoso, ma con una ironia contagiosa che sa strappare risate oneste e sincere, senza dimenticarsi il messaggio di fondo che vuole portare avanti.
    Dimostrare, in un'unica, potente scena, quale sia il mondo dei sordomuti, come vivano (o non vivano) la quotidianità di chi vive normalmente, ricordandoci poi durante la visione quali problemi possano incorrere, che possiamo anche immaginare ma che non possiamo, ovviamente, completamente comprendere.
    Si ride e si pensa, una formula magica che non stona e non appesantisce il cuore, che sa far incontrare due mondi senza denigrarne uno o elogiare l'altro, senza fenomeni da baraccone che si scoprono improvvisamente geni dei numeri o della musica, ma che descrivono, nel linguaggio cinematografico ovviamente, il mondo vissuto con delle disabilità.
    Il regista è bravo a non scadere nella retorica, a cercare le facili soluzioni strappalacrime che fanno presa sul pubblico ma che forse in fondo dicono poi del film, dirigendolo invece in maniera asciutta e senza fronzoli, senza appesantirne la visione e lasciando che siano i personaggi, la storia, a parlare.
    Non è un film esente da difetti, che di tanto in tanto bussano all'attenzione dello spettatore per ricordargli perché non sia un film così facile da digerire. Ma è comunque un progetto che nasce da un intento nobile, a cui seguono fatti concreti dai risultati più che lodevoli, supportati da performance che in un contesto del genere non sono affatto deprecabili, anzi.
    Nella sua vaga natura indie, il film sa estraniarsi dalla logica del blockbuster per concentrare i suoi sforzi solo sulla sostanza -pur con qualche innesto narrativo un po' troppo forzato-, meritandosi di fatto la nomea di "film che vi farà bene".

    Tayger

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