Amabili resti

Peter Jackson - 2009

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  1. The White
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    Amabili resti

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    Amabili resti (The Lovely Bones) è un film a colori di genere drammatico della durata di 139 min. diretto da Peter Jackson e interpretato da Mark Wahlberg, Rachel Weisz, Susan Sarandon, Saoirse Ronan, Reece Ritchie, Stanley Tucci, Michael Imperioli, Amanda Michalka, Nikki SooHoo, Jake Abel.
    Prodotto nel 2009 in Gran Bretagna, Nuova Zelanda e distribuito in Italia da Universal Pictures il 12 febbraio 2010.




    Trama
    La quattordicenne Susie Salmon vive un'esistenza serena con la sua bella famiglia in una cittadina americana. Un giorno viene aggredita, violentata e uccisa, e vola nel suo paradiso personale, da dove osserverà i suoi genitori che faticano per superare il dolore della sua assenza, mentre sua sorella cerca di crescere e vivere le esperienze che a Susie saranno negate per sempre.

    Curiosità
    * Nella parte iniziale del film, quando Susie Salmon si trova al centro commerciale, si intravede, nella vetrina di una libreria, la locandina della trilogia de Il Signore degli Anelli scritta J.R.R. Tolkien, di cui Peter Jackson ha curato l'adattamento cinematografico.

    * Sempre al centro commerciale, quando Jack Salmon si reca dal fotografo per far sviluppare dei rullini, si vede, in un piccolo cameo, Peter Jackson con una cinepresa in mano.




    Fonte: Movieplayer, Wikipedia

    Edited by The White - 11/9/2013, 21:18
     
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  2. cinepatrick
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    Riporto questo bellissimo pezzo scritto sul sito di Film Tv all'epoca dell'uscita in sala di Amabili Resti. Sono parole bellissime, da leggere e da rileggere più volte. Davvero tanti complimenti a Marcelo Del Campo. La versione originale è consultabile a questo link




    Cara Susie Salmon, ho letto la tua storia nel 2002 nello struggente romanzo di Alice Sebold, una storia che somiglia a tante storie di bambini uccisi da ‘mostri’ insospettabili che abitano nella casa di fianco. Non so se abiti ancora nel quartiere di di Norristown in Pennsylvania, ma sono certo che dovunque si siano trasferiti tuo padre Jack e tua madre Abigail, tu continui a guardarli dal tuo Cielo, il paradiso degli innocenti violati e uccisi. Mi perdonerai se non credo a questa favola bella, ma mi piace pensare che i morti ci guardano dalle fessure incantate di splendidi paesaggi e che talvolta si trovino dietro gli specchi mentre ci rimiriamo e che un fiore, una rosa, miracolosamente schiuda i suoi petali per mostrare la presenza delle anime defunte. È un espediente letterario che funziona (Celeste è questa corrispondenza d'amorosi sensi, celeste dote è negli umani; e spesso per lei si vive con l'amico estinto e l'estinto con noi), è una necessità cui ‘gli amabili resti’ si stringono perché i morti continuino a vivere dentro di noi, ma chi ci assicura, Susie, che questo sia vero? Tutti siamo aggrappati a questa pia speranza, che esista un paradiso dei bambini, che tu e Holly percorriate le rotte di nuvole azzurre e paesaggi di sogno, dove giocate a rincorrervi come se l’aldilà fosse una splendida cartolina New Age. Perché, Susie Q. (Jack ti chiamava così, in ossequio alla pop star?), il film che Peter Jackson ti ha dedicato rischia di somigliare a una canzonetta che da noi in Italia è famosa e i bambini fanno ‘oh’. Tu sola conosci la violenza che ti è stata inferta, tu hai visto balenare nelle mani di mister Harvey, il vicino di casa, il rasoio che ti ha fatto a pezzi quel 16 dicembre del 1973. Peter è straordinario quando racconta l’orrore: l’antro dell’assassino, il fiume di sangue, le bacinelle insaponate, la cancellazione delle tracce del misfatto, il ghigno soddisfatto dell’orco. Peter poteva riuscire a fare il capolavoro, superare Il buio oltre la siepe, erigere un monumento in tuo ricordo. Dove è finito il poeta delle Creature del cielo, quel film bellissimo che già parlava di te, di tua sorella Lindsey, di tuo fratello Jack? Mi spiace dirtelo, sai quanto mi costa pensare che Peter abbia sbagliato a costruire un kolossal per raccontare una storia senza la ‘tenerezza’ che spetta alle vittime della violenza; invece ha preferito l’esibizione di un ingegno sottomesso alla logica del blockbuster: dopo i fasti del Signore degli Anelli e un mastodontico King Kong deve essersi montato la testa. Tu, Susie Q. meriti immensamente di più di quanto la macchina hollywoodiana ti abbia regalato: non si trattano così le creature del cielo, non si può confondere la tragedia con il gioco del reverendo Dogdson, non si può tollerare il miele che cola sulle ferite aperte dei padri in affanno. Non si può spettacolarizzare la morte violenta con infusioni di languori estetizzanti. Molti spettatori resteranno incantati, non parrò loro vero di potere versare lacrime come accadde con Ghosts, diranno che tuo padre Jack è il migliore Mark Wahlberg che si sia mai visto, che tua madre Abigail è la sempre stupenda Rachel Weisz, anche il tuo assassino, mister Harvey, è un irriconoscibile straordinario Stanley Tucci, che Susan Sarandon porta magnificamente gli anni, rinnovando i fasti danzanti della sua giovinezza, che c’è anche Michael Imperioli (sai, quello dei Soprano) che ha imparato a recitare, in effetti il suo detective Len Fenerman merita, anche Brian Eno che ha scelto per la soundtrack pezzi arcinoti avrà la la sua parte di consensi, tutti avranno una nomination agli Oscar; una cosa per me è sicura: Saoirse Roman è la migliore. Addio, Susie Salmon, vado a rileggermi il romanzo di Alice Sebold.
     
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    Non ho letto ancora il romanzo, ma trovo che il film sia bellissimo. Non solo, è estremamente poetico. E non penso proprio che il limbo di Susie, così come l'ha visivamente immaginato Peter Jackson, sia una cartolina new age.

    L'articolo è molto bello, davvero. Ma se condivido il ritratto di Susie, non condivido affatto il giudizio sul film.
    C'è sempre un pregiudizio verso il regista che ha successo, un pregiudizio verso il film tratto dal romanzo, un occhio troppo critico per il piacere di alzare una voce contraria, per distringuersi.
    E se veramente il film commuovesse? Se davvero Mark Wahlberg e Stanley Tucci fossero bravi? Se la regia di Peter Jackson utilizzasse i mezzi economici per riffinare l'immagine?
    Questo renderebbe il film meno bello?

    Naturalmente, quando avrò letto il libro, potrò operare un confronto, ma per ora trovo che Amabili resti sia un film magnifico e struggente. Che sia sull'orco, sull'infanzia perduta, sul perdono, sull'amore... Più che new age, direi che si tratti di un racconto allegorico.
     
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  4. cinepatrick
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    CITAZIONE (deanie @ 13/9/2012, 12:31) 
    Non ho letto ancora il romanzo, ma trovo che il film sia bellissimo. Non solo, è estremamente poetico. E non penso proprio che il limbo di Susie, così come l'ha visivamente immaginato Peter Jackson, sia una cartolina new age.

    L'articolo è molto bello, davvero. Ma se condivido il ritratto di Susie, non condivido affatto il giudizio sul film.
    C'è sempre un pregiudizio verso il regista che ha successo, un pregiudizio verso il film tratto dal romanzo, un occhio troppo critico per il piacere di alzare una voce contraria, per distringuersi.
    E se veramente il film commuovesse? Se davvero Mark Wahlberg e Stanley Tucci fossero bravi? Se la regia di Peter Jackson utilizzasse i mezzi economici per riffinare l'immagine?
    Questo renderebbe il film meno bello?

    Naturalmente, quando avrò letto il libro, potrò operare un confronto, ma per ora trovo che Amabili resti sia un film magnifico e struggente. Che sia sull'orco, sull'infanzia perduta, sul perdono, sull'amore... Più che new age, direi che si tratti di un racconto allegorico.

    Hai scritto un commento che davvero fa riflettere. Io stesso spesso critico il film sul versante degli attori, della storia (che non è raccontata così bene come nel libro), trovando però molti lati positivi nella parte tecnica, come la scenografia e la fotografia magistrale.
    Il tuo commento fa riflettere perché mette davanti la cruda realtà: criticare giusto per il gusto di criticare, voler apparire anticonformista, ma di un anticonformismo che non è altro che conformismo velato, perché non si diventa anticonformisti solo criticando quello che dicono gi altri pensando poi di essere diversi. Grazie per questo tuo commento davvero illuminante.
     
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    Grazie Patrick!
    A volte non apprezzo nemmeno io quando si fa un kolossal per il gusto di farlo, prendendo una bella storia per poi immergerla nella tipica sala hollywoodiana. Attori-star e immagini patinate possono rovinare il senso stesso di un film, che è poi la ragione per cui ritengo che un certo cinema indipendente sia defunto.

    Nel caso di Amabili resti penso che Peter Jackson faccia molto banalmente il film che vuole fare, che utilizzi le immagini caricandole di simboli e significati, che scelga gli attori non per il nome ma per le loro facce. Cioè, non ci vedo nulla di superficiale.
    Naturalmente si può raccontare una storia in mille modi, e scommetto che altrettanti ce n'erano per trasporre il romanzo della Sebold.

    Rileggendo il pezzo del critico, si capisce l'amore per un romanzo che evidentemente è stato toccante e la delusione perché la trasposizione cinematografica non ha corrisposto all'idea del critico. Mi spiego. Penso che ognuno quando legge un libro si faccia un'idea della storia e dei personaggi, e che possa ragionevolmente rimanere deluso se quell'idea non viene riportata in un'eventuale riduzione cinematografica.
    Ma ciò non toglie che un film possa essere bello, anche se non è fedele all'idea del lettore.
    Amabili resti corrisponde alla visione del suo regista. Peraltro trovo bellissimo il finale
    che riporta tutto a un piano filosofico ed esistenziale di grande spessore. Il destino, la vita, l'incrocio delle sorti individuali. Come quel quid inspiegabile che scende dall'alto e riporti tutto a un piano di giustizia superiore, non terrena, perciò incomprensibile all'uomo... Come la famiglia di Susie, che impara a sopravvivere non sapendo che la giustizia di Dio (?) invece della giustizia dell'uomo ha ripagato il male con la sua moneta.
     
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    La scelta intrapresa è invece discutibile (che onestamente ho apprezzato meno rispetto a un finale un po' più... prevedibile), che non appaga il senso di frustrazione per tutti coloro che riescono ad addentrarsi dentro il dolore della famiglia Salmon.
    Un film in cui Jackson dosa sapientemente la propria abilità al servizio della storia, non banale (fino alla fine, letteralmente), non prevedibile e altamente emotiva. Una pellicola che onestamente non riuscirei a vedere di nuovo, essendo stato il coinvolgimento, l'empatia con i personaggi, talmente alta che mi sono quasi commosso.

    Lo consiglio a tutti.
     
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    Palma d'oro

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    In passato ho preso questo film proprio come esempio per far notare quanto i fan dei libri possono essere odiosi tanto per. C'è gente che ha letteralmente schifato questo film perché non rispecchia l'idea che avevano in mente. Per me è un atteggiamento egocentrico, se estremizzato. Sarò troppo dicotomica ma è una di quelle cose che proprio non sopporto grumpy_zps169b5c1e
     
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