Reality

Matteo Garrone - 2012

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  1. cinepatrick
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    Reality è un film a colori di genere drammatico diretto da Matteo Garrone e interpretato da Claudia Gerini.
    E' anche noto con gli altri titoli "Big House".
    Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da 01 Distribution.




    Trama
    Per mantenere la moglie e i due figli e soddisfare i bisogni indotti dalla modernità, il napoletano Luciano fa il pescivendolo insieme al cugino, arrotondando con piccole truffe. Il suo grande sogno, però, è quello di partecipare al reality Grande Fratello, per poter avere un ritorno economico che gli permetta di cambiar vita e futuro, e di assecondare una certa dose di narcisismo insita in lui. Sempre più ossessionato dall'idea, Luciano finisce col perdere il senso della realtà, distorcendo la percezione di ciò che lo circonda.

    Fonte: Movieplayer




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    Edited by cinepatrick - 27/5/2012, 22:11
     
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  2. cinepatrick
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    Quaggiù qualcuno ti osserva

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    Napoli, ai giorni nostri. Luciano vive con sua moglie Maria e con i suoi tre bambini nella periferia della città, arrangiandosi tra la sua attività di pescivendolo (che gestisce insieme all'amico Michele) e una serie di piccole truffe legate al noleggio di un robot da cucina. Il sogno di Luciano, però, ha il nome del più famoso reality del mondo: dopo aver incontrato ad un matrimonio il carismatico Enzo, ex partecipante del Grande Fratello e ora popolare star, Luciano decide di provare in tutti i modi a partecipare alla trasmissione. Così, dopo un improvvisato provino in un centro commerciale, l'uomo viene notato e scelto per una seconda audizione da tenersi a Roma, negli studi di Cinecittà. L'entusiasmo è al massimo, Luciano punta tutto su questa opportunità, praticamente sicuro che farà infine parte del gruppo di persone che verranno scelte per il programma. Dopo il provino, però, l'attesa di una comunicazione da parte dei responsabili della trasmissione si fa presto spasmodica; Luciano è ormai una piccola celebrità locale, ma scoprirà presto che il costo di una fama non ancora raggiunta può essere maggiore di quello della vera notorietà.

    Reality si apre e si chiude con la macchina da presa di Matteo Garrone che scruta i suoi personaggi dal cielo, occhio onnisciente che restituisce il nome della nota trasmissione televisiva al suo orwelliano senso originale; ma, a parte queste due parentesi (forse a suggerire la presenza di una qualche divinità, divertita dallo scomposto agitarsi di chi per forza vuole sentirsi addosso gli occhi di qualcuno) gli sguardi, veri e immaginari, che scrutano Luciano (un ottimo Aniello Arena) sono tutti umani e ad altezza d'uomo. Dopo Gomorra, Garrone cambia contemporaneamente registro e argomento, ma non rinuncia all'analisi antropologica della realtà meridionale, di quel tessuto sociale fatto di sforzi quotidiani, promesse disattese e piccoli sogni che malgrado tutto resistono; sogni che si sposano perfettamente con la fascinazione del piccolo schermo, che però non è più quello di mamma Rai e neanche quello degli spot luminosi e levigati portati nel nostro paese dalle tv del Biscione. E' la post-televisione quella che esercita un'attrattiva irresistibile sul protagonista, quella che dà l'illusione di un flusso comunicativo bidirezionale, che subdolamente promette partecipazione e visibilità con una strategia seduttiva e ingannatoria, a confronto della quale le piccole truffe di Luciano non sono che scherzi da bambini.

    Se a metà del secolo scorso la cupa visione orwelliana, nome rubato e senso travisato dal suo omologo televisivo, incuteva timori e inquietudini nella società postbellica, il senso comune ha ormai rovesciato questa percezione: l'uomo della società contemporanea vuole una vita sotto lo sguardo delle telecamere, contemporaneamente fa credere (e crede) di esserne spaventato, ma segretamente la agogna perché ha timore che senza di essa la sua stessa essenza scomparirebbe. Persa, inevitabilmente, in un villaggio globale da incubo, in cui la quantità e la rapidità delle informazioni annullano qualsiasi illusione di vicinanza e di possibile, reale contatto umano. Il grande pregio della sceneggiatura è stato quello di aver portato queste riflessioni sociologiche utilizzando toni (e una struttura cinematografica) sostanzialmente da commedia, e di essere riuscita a calarle perfettamente in una realtà sociale come quella napoletana; con la religione cattolica, tradizionale collante sociale per i ceti popolari, sempre più sostituita da quella laica delle immagini televisive, che ha anch'essa i suoi riti e i suoi santuari. La giustapposizione tra questi ultimi, mostrata in modo chiaro nell'ultima sequenza, non è affatto casuale.

    E' abbastanza inutile, in un film come Reality, soffermarsi sui singoli elementi filmici dell'opera, stare a lodare le musiche di Alexandre Desplat o l'efficace resa scenografica, o ribadire che Garrone, con i suoi morbidi, eleganti e mai gratuiti movimenti di macchina, si conferma come uno dei più dotati registi italiani in circolazione. Ciò che fa la riuscita di quest'ultima opera del regista romano è la sua resa d'insieme, la forza e la semplicità dell'idea iniziale e la coerenza con cui è riuscito ad esprimerla in immagini, utilizzando alla perfezione gli strumenti di un genere (quello della commedia) la cui scelta presentava sulla carta più di un'insidia. Il risultato, oltre a rappresentare una conferma, è importante e prezioso per tutto il nostro cinema.


    Recensione a cura di Marco Minniti, Movieplayer

     
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  3. Cloudy
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    Il trailer ufficiale italiano:

     
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  4. Drumboy
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    Il film mi è piaicuto, conosco la troupe. Devo dire che trovo il soggetto un pò invecchiato. Sebbene in qualche modo attuale, penso che la cultura popolare abbia "genetizzato" un pò le influenze del piccolo schermo. Non voglio dire che non sia attuale, ma sicuramente proporlo qualche anno fa sarebbe stato ancora più incisivo. Da allora l'immaginario si è un pò spostato. Inoltre la critica sociale prende facilmente la via della psicosi personale invece di quella collettiva, depotenziando l'aspetto sociale. Buon film, ma non mi ha entusiasmato. Ottima fotografia, riprese e tagli eccellenti. Un pò di Fellini, Visconti...
     
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  5. cinepatrick
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    Il tuo ragionamento è molto vero. Anche perché negli ultimissimi anni la gente si è un po' stancata della televisione, a favore degli altri mezzi di comunicazione di massa, come internet. La tv è entrata in una fase di crisi, come si nota anche dalla graduale scomparsa dei reality che hanno caratterizzato la televisione dei primi anni 2000. Ora youtube è il nuovo modo per farsi conoscere: pubblicare video pazzi, fare cose spettacolari, cantare, ballare anche quando non si ha un vero talento.
     
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4 replies since 19/4/2012, 19:29   71 views
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