La morte di River Phoenix

Halloween 1993, River Phoenix, overdose fuori dal locale di Johnny Depp

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    Francesca

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    La notte tra il 30 ed il 31 ottobre 1993 River si trovava al Viper Room, un club in parte di proprietà di Johnny Depp nel quale stava suonando con il suo gruppo, gli Aleka Attics. Quella notte aveva i capelli corti e neri, e molte persone vedendolo moribondo sul marciapiede non lo riconobbero e non si fermarono neanche a soccorrerlo nonostante le urla strazianti del fratello Joaquin. River era tornato a Los Angeles all'inizio di quella settimana dallo Utah per completare le tre settimane di riprese di Dark Blood. Depp era presente quella sera nel locale, così come il fratello Joaquin, la fidanzata Samantha Mathis, il bassista e l'ex chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, Flea e John Frusciante, ed il cantante degli Slipknot Corey Taylor, tutti amici da tempo di Phoenix. Dopo essere stato visto a colloquio con alcuni spacciatori, River uscì dal locale in condizioni preoccupanti (dopo di che John, dopo i primi sintomi, gli diede tre valium che River prese senza acqua) mentre Flea e Depp stavano suonando sul palco; i due si precipitarono fuori, ma nessuno inizialmente chiamò il pronto intervento, anzi fu detto ai buttafuori che si trattava solo di un malessere passeggero. Quando il fratello Joaquin si rese conto della gravità della situazione vedendo River in preda a convulsioni chiamò il numero di soccorso pubblico 911.

    I soccorsi però non arrivarono in tempo: quando un'ambulanza giunse sul luogo, River era già morto sul marciapiede. La corsa al Cedars-Sinai Medical Center e i tentativi di rianimazione furono inutili (compreso l'inserimento di un pacemaker) e River Phoenix fu dichiarato morto alle 1:51.L'autopsia rivelò in seguito un'overdose di eroina e cocaina, sotto forma di speedball, oltre a tracce di cannabis, valium ed un anti-influenzale del quale non era necessaria la ricetta medica. Tuttavia sul suo corpo non furono ritrovati segni di aghi e di alcool visto che l'attore aveva bevuto solamente acqua durante tutta la serata. La telefonata di Joaquin al 911 fu registrata e ritrasmessa da varie trasmissioni radio e tv. A seguito del decesso di River e dell'atteggiamento invasivo e irrispettoso dei media nella sua vita privata, Joaquin si allontanò da Hollywood per la seconda volta.
    La morte di un personaggio così talentuoso colpì l'opinione pubblica a fondo, soprattutto considerato che prima di allora River di certo non aveva la fama di far uso di droghe. Il contrasto tra la sua morte e le numerose attività come animalista e in difesa dei diritti umani fu uno shock per la società del tempo, tanto che la fine della folgorante carriera di River Phoenix è stata inserita in numerose opere negli anni a seguire, come l'album Monster, dei R.E.M. (interamente dedicato a lui), o la canzone Transcending, dall'album One Hot Minute, dei Red Hot Chili Peppers. Omar Pedrini, chitarrista dei Timoria, gli ha dedicato "River (My Own Private Idaho)" dal suo album solista "Beatnik", del 1996, oltre che citarlo nel testo della canzone "Intro" tratta dall'album dei Timoria "2020 Speedball", del 1995.

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    Nonostante la famiglia, i genitori in particolare, abbiano sempre cercato di negare la tossicodipendenza di River Phoenix che ne causato la morte, la cosa era notoria per gli addetti ai lavori. Come confermato da Corey Feldman, uno degli interpreti del film Stand by Me, egli stesso e Phoenix facero uso di droghe durante la lavorazione del film. Inoltre durante il Toronto film festival nel settembre del 1991 Phoenix salì sul palco comportandosi in modo strano, parlò in modo incomprensibile al punto che la publicista Lisa Hertz dichiarò " Sembrava completamente strafatto ".
    Inoltre Phoenix aveva sempre cercato di nascondere le sue dipendenze poiché temeva che potessero rovinagli la carriera. Durante la lavorazione del film The Thing Called Love era del tutto evidente che Phoenix aveva disperatamente bisogno di andare in riabilitazione. È quindi corretto affermare che il giovane attore, seppure avesse spesso negato, era un tossicodipendente.

    Fonte: wikipedia

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    CITAZIONE
    Una tragica coincidenza: nello stesso giorno in cui Federico Fellini cessava di vivere a Roma, è morto a Los Angeles l' attore River Phoenix, a soli 23 anni. Una morte insensata, e inaspettata. River Phoenix, il giovane attore noto per i suoi ruoli difficili, mai accattivanti in film come The Mosquito Coast, Vivere in fuga, Belli e dannati, ha avuto un collasso di fronte a un celebre ed esclusivo club di Hollywood di proprietà del suo amico Johnny Depp. Le autorità non hanno ancora dichiarato ufficialmente quale sia stata la causa della morte, in attesa dei risultati dell' autopsia che verrà fatta oggi all' ospedale Cedars Sinai di Los Angeles, dove Phoenix è stato portato in pieno arresto cardiaco, privo di polso. Ma l' intera comunità cinematografica non ha bisogno di autopsie per sapere che sono state le droghe - l' eroina, o un cocktail di farmaci ed alcol - a distruggere River Phoenix, e prima di lui tanti altri giovani attori e attrici. Una convinzione che colpisce particolarmente perché Phoenix, a differenza di tanti altri della sua generazione etichettati come ' cattivi' , era generalmente descritto come un modello di buona salute, di vita sana, di dedizione professionale, una sorta di James Dean pulito degli anni Novanta. Era completamente, maniacalmente vegetariano, al punto di rifiutarsi di indossare indumenti in pelle di qualunque animale. "Una volta ho bevuto una Coca Cola dietetica ed era furioso con me" dice l' attrice Christine Lahti, che ha lavorato con lui nel 1988 in Vivere in fuga, che guadagnò a Phoenix una candidatura all' Oscar come miglior attore non protagonista. Era così puntiglioso sui suoi alimenti che, quando lavorava, sua madre arrivava sul set con il suo pranzo, a base di tofu, perché River non voleva toccare il cibo offerto dalla produzione. Due anni fa aveva rifiutato l' offerta di Robert Redford di interpretare In mezzo scorre il fiume perché contrario alla pesca. Nato da genitori bohémiens e girovaghi degli anni Sessanta, vegetariani, ex missionari in Sud America, River ha ricevuto il suo nome dal fiume che scorre nel libro ' Siddhartha' di Herman Hesse. I suoi fratelli e sorelle, quasi tutti attori, si chiamano Leaf (Foglia), Rain (Pioggia), Liberty (Libertà) e Summer (Estate). In questi giorni, era impegnato nelle riprese del film Dark Blood, un thriller con Judy Davis diretto dal danese George Sluizer (The Vanishing). Dopo un mese e mezzo in Utah, la produzione si era trasferita a Los Angeles pochi giorni fa per le ultime tre settimane di riprese, ma ora il progetto rischia di venir completamente cancellato. Subito dopo, River avrebbe girato Intervista con il vampiro, basato sul romanzo di Anne Rice. Sul set di Dark Blood, poco più di una settimana fa, ci era apparso stranamente magro, pallido e più pensieroso del solito. Parlava del suo personaggio, un vagabondo violento che si intromette nella vita di una coppia, con serietà, e notava come nel passato si fosse divertito a giocare con la stampa, raccontando storie inventate con la faccia più seria per vedere cosa sarebbe stato pubblicato sul suo conto. "Ora ho capito che non era giusto, e comunque non faceva del bene a nessuno" ci aveva detto "e ho deciso di essere onesto e dire quello che veramente penso". Il fratello Leaf e l' amica Samantha Mathis, entrambi 19enni, erano con River nel momento della sua morte, le cui circostanze hanno tutti gli aspetti di una delle tante storie tragiche di Hollywood. Trascinato fuori dal club (alla cui apertura, lo scorso agosto, erano intervenuti celebrità come Tim Burton e Rebecca de Mornay) all' una del mattino in preda a convulsioni, River è rimasto a contorcersi sul marciapiede per minuti e minuti, senza che nessuno dei passanti si fermasse ad aiutare Leaf e Samantha che urlavano isterici. E' stato il fotografo di celebrità Ron Davis, piazzato, come è suo solito, all' uscita del club, (ma non ha scattato una sola foto dell' incidente) a chiamare finalmente un' ambulanza che ha portato River, ormai in coma, all' ospedale. A Hollywood scuotono la testa. "E' tragico come ragazzi come River, e sono tantissimi gli attori noti che potrebbero fare la sua stessa fine, vengano lasciati continuare a lavorare pur sapendo che hanno un problema con le droghe" ha detto un alto funzionario della Columbia. "Nessuno ne parla pubblicamente, ma nell' industria sappiamo benissimo il ruolo che gli agenti hanno nella vita - e nella morte - di questi ragazzi. Preferiscono continuare a spremer loro soldi - ormai River era arrivato a cachet da due milioni di dollari a film - invece di costringerli a rinchiudersi in un centro di disintossicazione. E lo fanno, perché altrimenti uscirebbero dal giro per un paio d' anni".

    di SILVIA BIZIO, La Repubblica

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