Dogville - Cineforum/Cineclub

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  1. mr.wolf
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    rubber



    Il voto degli utenti di Cinereview:
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    proposto da The White


    Clicca qui per consultare il regolamento del Cineforum/Cineclub



    Dogville è un film di genere drammatico della durata di 135 min. diretto da Lars von Trier e interpretato da Nicole Kidman, Paul Bettany, Stellan Skarsgård, Philip Baker Hall, Ben Gazzara, Patricia Clarkson, Lauren Bacall, Harriet Andersson, Chloë Sevigny, Jeremy Davies.
    Prodotto nel 2003 in Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania, USA, Giappone, Svezia, Danimarca, Olanda, Norvegia, Finlandia e distribuito in Italia il giorno 07 novembre 2003.

    Sequel: Manderlay
    Sceneggiatura: Lars von Trier
    Specifiche tecniche
    Girato in: Digitale e Digitale. Proiettato in: 35 mm. Rapporto immagine: 2,35 : 1. Colore: a colori. Formato audio: Dolby Digital. Lingua originale: inglese.

    Premi e nomination 7 totali:

    David di Donatello (2004)

    David 2004: 1 premio vinto
    VINCITORE: Miglior film dell'Unione Europea - Lars von Trier



    Nastri d'Argento della SNGCI (2004)

    Nastri 2004: 1 nomination
    Nomination: Regista del miglior film straniero - Lars von Trier
    European Film Awards (2003)

    EFA 2003: 4 nomination, 2 premi vinti
    VINCITORE: Regista Europeo 2003 - Lars von Trier
    VINCITORE: Direttore della fotografia Europeo 2003 - Anthony Dod Mantle
    Nomination: Film Europeo 2003 - Vibeke Windeløv
    Nomination: Sceneggiatore Europeo 2003 - Lars von Trier
    Movieplayer.it Awards (2004)

    Movieplayer Awards 2004: 1 premio vinto
    VINCITORE: I migliori dieci film della stagione 2003/2004 per la redazione di Movieplayer.it



    Fonte: movieplayer






    Il voto secondo imdb-icon : Valutazione: 7.9/10


    La critica:

    Filmtv
    Voto: 5 stelline
    Recensione:

    Il primo segmento della nuova trilogia di von Trier sull'America è un film di testa e d'emozioni. Film di testa: _Dogville_ è un'astrazione disegnata sul pavimento di un set che è un palcoscenico tra Brecht e Ronconi, i personaggi corrispondono agli stereotipi dei romanzi (e dei film) su una qualunque piccola città, il racconto è diviso in un prologo e nove capitoli, ci fa da guida la voce di un narratore. Film di emozioni: basta che la macchina da presa si avvicini al volto di Grace o di uno degli abitanti di Dogville e dimentichiamo di essere su un set, entriamo in un labirinto di passioni represse, voglie mai sfogate, ipocrisie, odiosità, umiliazioni. _Dogville_ è un atto di fede nel cinema e insieme una dimostrazione della sua falsità. È anche una specie di inno a un'attrice, Nicole Kidman, diafana forte leggera decisa, che percorre il film con appassionata accortezza e penetrante partecipazione. L'immorale von Trier può anche darsi che sia un impostore, come dicono i suoi denigratori. Non c'è neppure l'ombra della realtà in _Dogville_, c'è solo un set.

    Fonte: filmtv



    Mymovies
    Voto:3 stelline e mezzo

    Recensione by Giancarlo Zappoli:

    Lars Von Trier ha ripulito il proprio cinema da quel sospetto di manierismo autoreferenziale che lo rendeva inviso a molti. Il Dogma e' alle spalle. Resta solo un 'Dog' nel titolo del film ma il regista danese, con l'avvio di questa trilogia rompe col passato confermando paradossalmente la continuita'. Niente piu' camera a mano o sfocature estemporanee ma un'assenza quasi totale di scenografia in favore della parola e dei gesti. L'influenza di Brecht e' dichiarata ma non si tratta di un omaggio retro. Siamo invece di fronte a una storia narrata per capitoli in cui si concretizza il bisogno di una moarle che non rinvii la punizione e che, soprattutto, non risolva tutto con un perdono generalizzato. Le colpe vanno punite. Le protagoniste 'cuordoro' della trilogia precedente trovano in Grace un personaggio femminile pronto a subire fino in fondo ma che alla fine sapra' come non soccombere. Von Trier ha forse superato una volta per tutte il piacere sottile di cercarsi dei detrattori con la dimostrazione della capacita' di valorizzare un cinema purificato dall'esibizione stilistica e capace di mettersi al servizio degli attori. Prima fra tutti una straordinaria Nicole Kidman ma senza dimenticare l'apporto di attori del calibro di Ben Gazzara o James Caan. Lauren Bacall non fa il cameo role ma e' li' a ricordarci che il cinema 'classico' non puo' morire. Non pero' conservarlo in una cineteca della memoria. Bisogna sapersi rimettere in gioco. Sempre. Lei lo fa da maestra.

    Fonte: Mymovies



    FilmUp

    Voto degli utenti: 7 stelline

    Recensione by Daniele Sesti:

    Il cinema non c'è. Anzi, il cinema c'è, grandioso, prorompente, trascinante negli ultimi cinque minuti dei titoli di coda durante i quali scorrono le fotografie, sporche ingiallite sozze, di un America gretta, meschina, impaurita ed ipocrita. I 140 minuti che li precedono costituiscono un abnorme prologo, estenuante come una corsa in salita, che si sa che fa bene al fisico, ma quanta fatica e quanto patimento. Quanto patimento scoprire, o forse è più giusto dire ricordarsi, che la natura umana è essenzialmente ipocrita ed egoista; che sentimenti quali solidarietà, fratellanza, aiuto reciproco sono solo la facciata falsa che ricopre le case di una piccola città di provincia. Ed è forse per questo che le mura di Dogville sono trasparenti; dalle strade della piccola cittadina si può vedere, se solo si volesse guardare, quello che al loro interno accade. Ma è meglio non essere costretti ad osservare case dove alberga la menzogna e la rabbia, la rassegnazione e l'arroganza, la tacita ma ferma convinzione di bastare a sé stessi ed al mondo intero. Ed è qui, in questo sperduto paese fra le montagne rocciose, dove la strada finisce e dopo è solo strapiombo e dirupi, che da quel mondo da cui Dogville è fuggita arriva Grace (Nicole Kidman) in fuga anche lei, sperduta, atterrita, con un disperato bisogno di protezione. La comunità sembra aprirsi alla ragazza, grazie anche ai sofismi di Tom (Paul Bettany) che convince i suoi concittadini che aiutare una povera giovane in difficoltà è eticamente corretto e socialmente augurabile. Ma c'è un prezzo da pagare. Grace si dovrà offrire spontaneamente di aiutare gli abitanti nelle loro piccole faccende quotidiane. "Hai due settimane per farti accettare" le consiglia Tom, amorevolmente.
    La cittadina è uno scheletro di paese. Von Trier la disegna come se avesse avuto solo degli stuzzicadenti ed un pò di gesso a sua disposizione. Il suolo è una lugubre lavagna nera dove tracciare le strade ed abbozzare i giardini. Il cielo è un telone dove un pallido sole illumina il set dove si svolge il dramma. Dentro di esso si muovono i personaggi come fossero figurine del presepe. Aprono porte inesistenti, si siedono su panchine che danno sul nulla. Eppure, pur nella forzata teatralità dell'azione, sottolineata da dialoghi letterari e forbiti, la macchina, rigorosamente a mano, del regista danese riprende un orrendo delitto dove anche se non vediamo scorrere il sangue è impossibile non sentirne l'odore acre o coglierne l'allarmante presenza. La scellerataggine dell'indifferenza e della malafede, la crudeltà della perfidia e della paura dell'altro diverso da te: un delitto che non è possibile non compiere perché non si può abdicare alla propria natura. Come lo scorpione di Welles, anche l'uomo non può fare a meno di colpire la rana che lo sta traghettando al di là del fiume, anche se questo significherà la morte del trasportato oltre che quella del trasportatore. Fine che puntualmente arriverà: più crudele del fattore che l'ha scatenata, più atroce della quotidiana sordida violenza alla quale Grace - moderna Justine - è sottoposta, "chi la prendeva, al massimo veniva colto da quel leggero imbarazzo che si può provare quando ci si approfitta di una mucca in montagna."
    È la voce narrante, con uno stile da romanzo francese del '700, squisitamente letteraria, giocoso filo conduttore, che Von Trier pone a commento, criminosamente imparziale, a ciò che ci mostra con il suo personalissimo stile. Un linguaggio scarno ma ridondante di significati, una linea rinsecchita ma che germina su un humus fertile di contenuti e colmo di concetti. I temi dell'integrazione e della tolleranza, del perdono e della vendetta, della faida tra popoli confinanti, i mali che affliggono il mondo da quando l'uomo esiste su di esso. Tematiche attualissime che oggi più che mai sono ferite aperte nella nostra coscienza di cittadini ricchi di una terra ricca. E come non ambientare questa storia in America, la terra più ricca del pianeta? Sicuramente, come già avvenne con "Dancer in the dark", qualcuno criticherà il regista danese per aver parlato di un Paese, gli Stati Uniti, che non conosce. Ci sentiamo di rispondere come fece lui in quell'occasione: "anche gli americani non erano mai stati a Casablanca quando girarono "Casablanca"".

    Fonte: FilmUP






    Il video del sorteggio



    I film in lizza prima del sorteggio:

    Big Fish
    Dogville
    Guida per riconoscere i tuoi santi
    Hunger
    La casa delle finestre che ridono
    La casa nera
    La città verrà distrutta all'alba
    La mia vita a Garden State
    Memento
    Moon
    Picnic ad Hanging Rock
    Sunshine
    The Fall
    The road
    Un sogno per domani
    Ways to Live Forever



    Edited by mr.wolf - 16/7/2013, 15:22
     
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  2. mr.wolf
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    Devo ancora vederlo, ma mi attira molto! Soprattutto l'ambientazione!
     
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  3. The White
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    Ci sono Spoiler vari quindi non leggete fino a che non avete visto il film

    "C'è parecchio da fare qui a Dogville, considerando che nessuno ha bisogno di niente!"

    Grace è una ragazza in fuga che si ritrova nel piccolissimo paesino chiamato Dogville ed ha due sole settimane per farsi accettare dai diffidenti paesani. Inizialmente rifiutata praticamente da tutti in quanto non c'è niente da fare scoprirà poi, che c'è da fare molto più di quanto potesse immaginare. Il film di Lars Von Trier è veramente duro e nei suoi 138 minuti non potremo fare a meno di assistere infastiditi alle torture subite dalla povera Grace. Inutile dire che nel microcosmo raccontato da Lars Von Trier è facilmente riconoscibile qualunque paese (inteso in senso ampio) perchè alla fine lo "straniero" è ovunque. Se poi tale straniero è ricercato dalla polizia abusare di lui diventa praticamente lecito, come se questo rimettesse a posto lo cose con il suo debito verso la giustizia. Lo vediamo bene nel film in cui i paesani si faranno scrupoli sul senso di responsabilità che li spingerebbe a denunciare Grace alla polizia ma, una volta deciso di non farlo, si sentiranno liberi di metterla in catene e abusare di lei riducendola di fatto a poco più di un animale da cortile su cui sfogare i propri istinti. Anche Tom, che sembra l'unico dalla parte di Grace, non fa altro che compiacersi nei sui infiniti ragionamenti filosofici per poi darle la colpa del furto appena gli farà comodo.
    Una volta assimilato del tutto sembra quasi passare in secondo piano ciò che invece inizialmente sembrerebbe la caratteristica principale della pellicola. Il film è infatti famoso soprattutto per la messa in scena a metà tra teatro e cinema che almeno a me, dopo un'iniziale straniamento, mi è sembrato che incredibilmente rafforzasse l'intento della storia. Mi viene in mente ad esempio il primo abuso di Grace ripreso dalla strada in cui i passanti vivono la loro vita tranquilla creando l'effetto di "Elephant in the room": Problemi evidenti, che tutti conoscono ma una volta dietro un muro (anche se invisibile) spariscono. Difficile dire come sarebbe stato il film girato normalmente ma ora come ora mi sembra impossibile immaginarlo meglio di come è. Mi dispiace solo di non aver visto la versione completa di 178 minuti perchè ovviamente i distributori italiani hanno insistito per effettuare ben 40 minuti di tagli -_- il film resta comunque stupendo. E' doveroso spendere una parola anche per il cast. Tanti grandi nomi tutti all'altezza in cui spicca Nicole Kidman (che a quanto si dice rimase molto turbata dal film e ha dichiarato di non voler più lavorare con Lars Von Trier :P ). Il finale poi è veramente liberatorio ed è doveroso notare che l'unico risparmiato sarà il cane in quanto è stato l'unico a mostrarsi per quello che era fin dal principio e non nascondere la sua bestialità dietro una maschera.
    :star: :star: :star: :star: :star: :star: :star: :star: :starhalf:
     
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  4. The White
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    Troppo pesantuccio :unsure: :lol: in effetti per vedere Lars von Trier ci vuole una bella dose di voglia :D la prossima volta almeno io proporrò qualcosa di più cazzaro :P
     
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  5. mr.wolf
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    Ti dirò io sono molto interessato alla visione di questo film, però sto veramente incasinato con i vari esami, al momento non ho davvero tempo per guardare un film così lungo...
     
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  6. The White
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    Vabbè dai teniamolo anche per i primi giorni di luglio...
     
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    Io volevo vederlo oggi e invece fato ha voluto che vedessi il nuovo video dei The Lonely Island e me se ne andasse una serata in cazzeggio. 28ai2cx
     
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    Prima di leggere qualsiasi altra recensione voglio buttare giù il mio parere sennò mi confondo.
    Oddio, così tante cose ci sarebbero da dire. Inizio da un punto a caso e poi riuscirò di conseguenza a sbrogliare il filo.
    Intanto comincio con il dire che non sapevo fosse con Paul Bettany quando l'ho iniziato a vedere ed è stata una scoperta piacevole perché quel tizio mi risveglia tutta. eyeda2dn1me6
    Però fin da subito ho capito che nel suo personaggio c'era qualcosa di marcio... chiamatelo intuito femminile, chiamatelo culo, alla fine però ci speravo in un lieto fine e invece col cavolo. Quando dopo un'ora ho stoppato il film per andare in bagno, e muovendo il mouse per mettere in pausa (vedo i film attaccando il pc alla tv, non sullo schermo del pc, è importante) e aspettandomi di trovare il cursore verso metà, l'ho trovato solo ad un terzo non nascondo che è stato un duro colpo.
    Ma ora faccio meglio a dire qualcosa di più serio. Inizialmente pensavo fosse un film di quelli che ti fanno fare un percorso tortuoso prima di arrivare ad un finale "e vissero tutti felici e contenti", piano piano le speranze sono scemate e verso la fine ormai non mi aspettavo più niente; e un po' ti senti come dentro al film, pensi di poter perdonare tutti alla fine, e la tua fiducia nei confronti del genere umano sembra fragile ma ancora in piedi (a parte la fiducia in Lars von Trier, che è morta da un ora e mezza di film), pensi ad una fine pacata e giusta che pareggi i conti senza aumentarli sull'abaco dello schifo (?), e invece proprio come la protagonista che solo negli ultimi minuti cede alla pressione, anche tu (cioè, io) devi ammettere che effettivamente c'è solo del marcio ed è un'epifania tremenda. Non so se questa cosa ha senso scritta così, ma l'idea che c'è dietro qualcosa significa. Ma ci ritornerò con più chiarezza...
    Torno all'inizio e dico qualcosa sull'ambiente: la prima cosa che ho pensato è stata: che bella introduzione. La seconda cosa è stata: o cavolo, ma tutto il film è un'introduzione? Dopo essermi rassegnata a quello che vedevo mi sono messa a riflettere e ho subito adorato l'assenza di mura che nascondono la quotidianità della gente. E così ho potuto osservare tutti i cittadini svolgere le loro mansioni giornaliere assolutamente prive di filtri. I personaggi immediatamente mi sono sembrati interessanti e bellissimi (ecco perché poi il loro passaggio al lato oscuro è così brutto. Anche Anakin era tanto puccio da giovane), super caratterizzati (senza sforzo) e tutti con una loro dimensione, una personalità, ecc. Su ogni personaggio ci sarebbe da dire qualcosa, ma parlo solo di uno ora dicendo che ogni volta che lo vedevo pensavo a questo
    La bionda
    1327702930_justin-timberlake-andy-samberg-susan-sarandon-patricia-clarkson-lg

    Quindi mi è stato difficile prenderla sul serio anche nei momenti più drammatici ASD.
    Sembra presentarsi quasi come una commedia (in un punto ho riso di gusto, purtroppo non ricordo più dove mannaggia) e non mi sarei mai aspettata che un mondo così aperto potesse mai poter nascondere un segreto così terribile. Tutto il putridume proprio sotto il naso di tutti e nessuno che parla. La scenografia aiuta di brutto a trasmettere questa sensazione.
    E comunque alla fine ho davvero trovato super interessante il discorso sull'arroganza e la protagonista mi è subito apparsa come un angelo condannato a vivere sulla terra in stile John Coffey e quindi a soffrire dell'incomprensione degli esseri umani data dalla loro sfiducia e lercezza interiore e dal loro stesso slancio evolutivo che li costringe a non accettare la pace, ma che li spinge a ribaltare lo status quo, mischiare le acque, trovare nuovi equilibri, un orto, Nietzsche, Voltaire e tutti gli autolesionisti di questo mondo. Mi ero davvero fidata, ero davvero interessata e nella mia innocenza mi rivedevo un po' in quell'angelo (che complimento mi sto facendo!) perché anche io sono spinta verso il perdono, ma più che altro io non credo di poter giudicare, non credo di poter perdonare, anche io penso sia un comportamento assolutamente arrogante, ma certamente non come lo intendeva il padre della protagonista! No, io sono più una pensatrice razionale che non trova il limite tra il logico poiché concreto e l'astratto poiché logico, così errando penso che l'uomo si riduca a geni, ambiente, 0 volontà, nessun libero arbitrio. Parole grosse per chi ha fede! (e io ne ho) Quindi l'unica cosa che mi tiene attaccata al suolo è la certezza che erro, e che il libero arbitrio è in nostro possesso. Non ne conosco le vie, ma spesso è bello apprezzare solo il dubbio. E dicendo ciò mi viene troppo in mente Wilde quando dice
    "Si parla tanto del bello che è nella certezza; sembra che si ignori la bellezza più sottile che è nel dubbio. Credere è molto monotono, il dubbio è profondamente appassionante. Stare all'erta, ecco la vita; essere cullato nella tranquillità, ecco la morte."
    Senza divagare troppo continuo dicendo che ero così rapita dallo spirito di quell'angelo che me un minuto l'ho adorato. Poi... il peggio. :cry: Pippe mentali su pippe mentali. Tutto è in continua evoluzione e alla fine l'uomo (il padre) mette in catena l'angelo che, proprio come lui stesso aveva affermato precedentemente già due volte, uccide l'uomo che amava perché avrebbero... avrebbero proprio dovuto incontrarsi in libertà.
    L'uomo elimina anche questo fastidioso ostacolo tra sé e l'infelicità. Così si fa!
    Alla fine la protagonista pensa di poter punire e giudicare come Dio, come Lucifero. Come l'origine del peccato.
    Ed è lei a lasciare Dogville o è Dogville a lasciare lei e tutto il mondo?
    Io direi che forse è lei a lasciare il mondo.
    Ciuelo, a quest'ora mi dovrebbe essere proibito scrivere! Spero che tutto ciò abbia senso.
    Aggiungo che ho amato un paio di immagini: la prima volta che viene stuprata e vediamo il culone di quel tizio a casa sua e poi siamo su Elm st., ma dato che non ci sono mura vediamo tutta la scena come se fosse la quotidianità, immersa tra le scene di altre quotidianità in altre case.
    E la scena in cui lei si porta dietro la ruota attaccata al collo lasciando la scia nella neve e lui uscendo dall'assemblea per raggiungerla passa sopra la sua scia. Non so perché, ma mi è piaciuta.
    Il voto sarebbe a metà tra 8 e mezzo e nove, ma arrotondo a 9 perché un film che mi ha dato tanto da parlare è un film che merita un 9.
    Forse avrei anche delle idee negative sul film, ma non credo sia necessario che io ne parli.
    :star: :star: :star: :star: :star: :star: :star: :star: :star:

    CITAZIONE (The White @ 13/6/2013, 00:27) 
    Mi viene in mente ad esempio il primo abuso di Grace ripreso dalla strada in cui i passanti vivono la loro vita tranquilla creando l'effetto di "Elephant in the room": Problemi evidenti, che tutti conoscono ma una volta dietro un muro (anche se invisibile) spariscono.

    A quanto pare ha colpito entrambi questo.
    Sì, il teatro, ecco a cosa pensavo mentre lo vedevo. Teatro che riesce ad essere anche più reale del cinema nonostante tutte le sue evidenti finzioni.
     
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  10. mr.wolf
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    Ma solo io ho visto la versione integrale? A Uait 'tacci tua non finiva mai :D.

    Devo dire che non è affatto facile lasciare un commento su questo film.

    Non conosco bene Lars Von Trier, prima della visione di Dogville avevo visto solo "Le onde del destino", un altro film non proprio dalla breve durata. Non conosco bene il suo pensiero ed il suo cinema, ma so che è un provocatore, lo fa davvero bene devo dire.
    Il film ruota intorno a diversi argomenti, la comunità, l'accettazione dell'altro, una moralità assente nell'uomo, la violenza presente nell'uomo, la punizione.
    E' bello notare come lo scopo del protagonista di rendere Dogville una comunità attraverso anche l'accettazione dell'altro sia stato un vero fallimento, in quanto egli stesso tradendo Grace viene a meno a quei principi etici moraliin cui credeva ciecamente.
    L'essere umano in Dogville secondo l'occhio del regista (o almeno così mi è sembrato) appare come egoista, opportunistà e violento..ed io questo l'ho interpretato come il fallimento dell'essere umano. L'uomo è così in un paesino piccolo come Dogville, figuriamoci in una città o in una grande metropoli. Ciò che dovrebbe essere morale non lo è e viceversa. L'accettazione dell'altro non esiste, mentre ciò che è immorale come lo stupro o lo schiavismo diventa l'accettazione.
    Anche io son rimasto colpito dalla scena del primo stupro, quasi come se l'essere umano fosse condannato da solo al suo dolore e alle sue insofferenze mentre la comunità va avanti..sembrava quasi una sorta di "the show must go on".
    Il finale si consuma con la condanna, una condanna a un'assenza di moralità, una condanna condotta con la violenza ..quindi anche essa priva di moralità. L'unica anima a salvarsi in Dogville è un cane, colui che apre e chiude la storia di Grace in Dogville. Non è un caso che proprio il cane, un animale, anche se ridotto a una scritta, sia l'unica figura reale e sincera.

    Ho apprezzato molto la location, veramente insolita, sembrava di assistere inizialmente a uno spettacolo teatrale. La Kidman è affascinante quanto superlativa, bravo anche Paul Bettany anche se il suo personaggio verso il finale diventa quasi irritante. Gazzara è stato molto sottovalutato ed è sempre stato una garanzia per questi ruoli "minori".

    :star: :star: :star: :star: :star: :star: :star: :starhalf:
     
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    Non è un caso che proprio il cane, un animale, anche se ridotto a una scritta, sia l'unica figura reale e sincera.

    Frase gnocca.
    Comunque siamo in due ad aver visto la versione integrale. E quando ho letto che ne esisteva una ho pensato: coooosa? Una ancora più lunga? Poi ho capito che già stavo vedendo la versione integrale. asd
    A questo punto mi interesserebbe sapere cosa hanno tolto, 40 minuti sono un'infinità.
     
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  12. The White
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    CITAZIONE (Krigerinne @ 10/7/2013, 15:11) 
    A questo punto mi interesserebbe sapere cosa hanno tolto, 40 minuti sono un'infinità.

    Eh piacerebbe anche a me :D io purtroppo lo vidi su rete 4 ed ovviamente era la versione tagliata <_<
     
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  13. mr.wolf
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    Grazie per "frase gnocca" !
    CITAZIONE (Krigerinne @ 10/7/2013, 15:11) 
    Comunque siamo in due ad aver visto la versione integrale. E quando ho letto che ne esisteva una ho pensato: coooosa? Una ancora più lunga? Poi ho capito che già stavo vedendo la versione integrale. asd



    Ma poi che senso ha il taglio dei 40 minuti? Ok il film sarà pure lungo, ma una delle caratteristiche principali del film è la perfetta caratterizzazione dei personaggi!

    Comunque leggo da wikipedia che il film fa parte di una trilogia....
     
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  14. The White
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    Si ma il terzo ancora non è uscito. Doveva uscire nel 2007 quindi a sto punto non se esce più :D
     
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  15. mr.wolf
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    CITAZIONE (The White @ 10/7/2013, 16:52) 
    Si ma il terzo ancora non è uscito. Doveva uscire nel 2007 quindi a sto punto non se esce più :D

    Sai perché non è mai uscito? Tu il secondo l'hai visto?
     
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16 replies since 8/6/2013, 16:12   250 views
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