Decoupage - il cinema classico e la tecnica per l'analisi del film

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    Francesca

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    Decoupage - il cinema classico e la tecnica per l'analisi del film

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    Il découpage (termine francese traducibile in "suddivisione" o "ritaglio") è la tecnica con la quale il regista individua nella sceneggiatura le singole riprese da effettuare, le numera, ed indica a margine il tipo di inquadratura che occorrerà. Il termine è utilizzato anche per indicare un metodo di analisi critica di un film, che esamina nel dettaglio la messa in scena operata dal regista.

    Nell'ambito della critica cinematografica, il découpage è uno dei tanti metodi di analisi possibili. L'attenzione è concentrata sulla messa in scena, considerata l'anima del film e l'essenza del lavoro del regista. Il metodo consiste nell'analizzare ogni singola inquadratura, smontando letteralmente il film per risalire alle singole scelte operate dal regista, con lo scopo di capire il suo linguaggio, il suo modo di trasformare la sceneggiatura in un racconto per immagini. Gli elementi che si cerca di valutare sono:

    la composizione del "quadro", ossia la disposizione dei soggetti, le geometrie (vedi la "regola dei terzi" in fotografia), la prospettiva, il modo in cui l'ambiente è rappresentato nella sua plasticità e profondità, la presenza di "punti di interesse" che catturino l'attenzione dello spettatore, il modo in cui i bordi del quadro incorniciano la scena dando il taglio all'inquadratura (da non confondere con il taglio nel montaggio);
    l'insieme degli avvenimenti presentati dall'inquadratura, ossia cosa accade in quell'arco di tempo, come viene seguito il centro dell'azione con la macchina da presa, la distanza da esso e, di conseguenza, il grado di partecipazione dello spettatore;
    i movimenti di macchina, la loro funzione ed efficacia ai fini del racconto, la loro "trasparenza" agli occhi dello spettatore: come per il montaggio, è preferibile non appesantire la narrazione con virtuosismi eccessivi (anche se alcuni registi hanno fatto dell'eccesso il loro marchio di fabbrica);
    le scelte operate dal regista e dal montatore sulla durata dell'inquadratura e sul passaggio all'inquadratura successiva. Si analizza quindi l'"attacco" (il momento in cui l'inquadratura cambia) e la gestione del punto di interesse: ad esempio, se nella nuova inquadratura rimane nello stesso punto, si parlerà di "attacco in asse";
    il montaggio di una singola sequenza, ponendo l'attenzione al ritmo, al fraseggio: se la messa in scena è il linguaggio filmico, le inquadrature le singole parole ed il montaggio la grammatica, allora una sequenza altro non è che una frase di senso compiuto, di cui si può studiare significato, punteggiatura, scorrevolezza, ellissi, metafore e simbolismi nascosti, etc., proprio come in letteratura.

    Come è intuibile, non tutti gli spettatori sono in grado di analizzare un film col découpage, essendo così tanti gli elementi tecnici da considerare. Lo spettatore medio, in effetti, concentra l'attenzione sulla storia raccontata e sui personaggi, senza badare alle finezze della regia. Il cinefilo ed il critico, da parte loro, hanno nel découpage uno strumento utilissimo per approfondire l'analisi e scandagliare il "come" la storia è raccontata, andando a cercare gli elementi portanti che caratterizzano quel determinato regista ed il suo essere autore dell'opera d'arte.

    Fonte: wikipedia

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    CITAZIONE

    Il découpage classico

    bonjoursagan



    In generale, il découpage consiste nel frazionamento dell’unità spaziale di una scena in una successione di diverse inquadrature organizzate in funzione drammatica dal montaggio.

    Il termine “classico” sta invece ad indicare quella particolare modalità di découpage sviluppata nella sua compiutezza dal cinema hollywoodiano, che mirava al massimo di identificazione possibile tra personaggio e spettatore, tra realtà rappresentata e realtà fenomenica. Lo spettatore ideale a cui si rivolgeva il cinema americano classico era quello che dimenticasse di stare guardando un film e si lasciasse trasportare dall’illusione che quelle immagini fossero qualcosa che accadeva realmente davanti ai suoi occhi; uno spettatore “inconsapevole” che andava aiutato nei suoi processi di scivolamento nella finzione, proiezione nella narrazione, identificazione con i personaggi.

    A tal fine il lavoro di “scrittura” del film doveva essere quanto più mascherato possibile, mirando a realizzare quello che è stato definito “cinema della trasparenza” o del “montaggio invisibile”. Il découpage classico è, infatti, tutto improntato al principio della “continuità”, il cui fine primario è limitare al massimo le potenzialità disgregatrici del montaggio per realizzare un flusso quanto più scorrevole possibile di immagini da un’inquadratura a un’altra. Il découpage classico si concretizza, cioè, in un montaggio quanto mai “discreto” e impalpabile, per mezzo di un accorto uso dei raccordi. Compito del raccordo è, infatti, quello di mantenere degli elementi di continuità tra un piano e l’altro in maniera che i mutamenti di inquadratura risultino il meno evidenti possibile.

    Questi i principali tipi di raccordo:

    · raccordo di sguardo: in un’inquadratura si vede un personaggio che guarda qualcosa, l’inquadratura successiva ci mostra quel qualcosa;

    · raccordo sul movimento: un gesto iniziato da un personaggio in una prima inquadratura si conclude nella seconda;

    · raccordo sull’asse: due fasi successive di un evento sono mostrati in due inquadrature, di cui la seconda è ripresa sullo stesso asse della prima, ma è, rispetto a questa, più vicina o più lontana in rapporto al soggetto inquadrato.

    L’avvento del sonoro favorì questa ricerca del massimo di continuità possibile tra le varie inquadrature, in quanto il permanere di una componente sonora – voce, rumore o musica – nel passaggio da un’inquadratura a un’altra è un elemento che contribuisce efficacemente a legare insieme immagini diverse e ad attenuare la frammentazione del montaggio.

    L’invisibilità del montaggio era inoltre garantita dalla sua subordinazione alle esigenze del racconto, in quanto il frazionamento di ogni singola scena, operato dal découpage, rispondeva a ben precise esigenze di drammatizzazione: i piani ravvicinati servivano a porre in evidenza personaggi o oggetti quando ciò era richiesto dallo sviluppo narrativo della sequenza in questione; il ritorno a piani d’insieme aveva, invece, la funzione di informare lo spettatore che qualche elemento ha modificato una certa situazione complessiva (es. l’ingresso di un nuovo personaggio).

    Altro importante elemento del découpage classico è poi l’organizzazione dello “spazio a 180°”, di cui è manifestazione esemplare l’uso del campo-controcampo, cioè quel tipo di montaggio che rappresenta il dialogo tra due personaggi per mezzo dell’artificio dell’alternanza. Esso si caratterizza per il suo stabilire, sin dall’inquadratura di partenza, un al di qua e un al di là dei personaggi e la mdp, sia quando inquadra entrambi i personaggi sia quando li inquadra singolarmente, si collocherà sempre al di qua di quella linea immaginaria

    che unisce i due interlocutori, confinandosi, in tal modo, in uno spazio di soli 180°. Grazie a questo artificio, quando ciascuno dei due dialoganti veniva inquadrato singolarmente, se lo sguardo del primo era rivolto a destra, quello del secondo sarebbe stato rivolto a sinistra, dando allo spettatore l’impressione che i due si guardino mentre parlano. Se si infrange questa regola, infatti, con quello che è denominato “scavalcamento di campo”, per mezzo di un “errato” posizionamento della mdp oltre la suddetta linea immaginaria, i due personaggi non guarderanno più l’uno verso l’altro, bensì entrambi nella stessa direzione, disorientando lo spettatore. Tale uso dello spazio a 180° non era, del resto, limitato alle sole scene dialogate, ma applicato a qualsiasi tipologia di scena o sequenza, determinando tre ulteriori tipi di raccordo, caratteristici del cinema americano classico:

    · raccordo di posizione: due personaggi ripresi uno a destra e l’altro a sinistra in un’inquadratura, dovranno mantenere la stessa posizione nella successiva;

    · raccordo di direzione: un personaggio che esce di campo a destra in un’inquadratura, dovrà rientrare da sinistra in quella successiva;

    · raccordo di direzione di sguardi: nel corso del dialogo fra due personaggi, la mdp sarà sempre posizionata in modo tale da far sì che quando uno dei due personaggi viene inquadrato singolarmente il suo sguardo risulti rivolto verso l’altro.

    Comune a questi tre tipi di raccordo sono l’intento di “nascondere” gli effetti di montaggio per mezzo della massima fluidità di passaggio da un piano e quello di rappresentare con chiarezza lo spazio in modo da permettere allo spettatore di rendersi conto agevolmente della disposizione dei personaggi in un dato ambiente, anche quando questi non sono direttamente inquadrati.

    Preoccupazione centrale del cinema americano classico era, infatti, che nessun elemento dello spazio filmico ingenerasse disorientamento e distraesse, in tal modo, lo spettatore dalla storia. Quello realizzato dal découpage classico era, perciò, un montaggio “analitico” che segmentava lo spazio rappresentato attraverso una successione di inquadrature che avevano il compito di determinare l’attenzione dello spettatore, di guidarne la visione, sottolineando quelle parole ed espressioni che rivestivano maggior importanza ai fini della narrazione, in modo tale da far sì che fosse il film a decidere cosa, come e per quanto tempo lo spettatore dovesse vedere e sentire.

    Analogamente allo spazio, anche il tempo veniva organizzato dal découpage classico in vista dello sviluppo chiaro e fluido della narrazione. Il montaggio temporale del découpage classico, infatti, presentava gli eventi nel loro ordine cronologico (con l’unica eccezione del flashback); mostrava una sola volta ciò che accadeva una sola volta nella storia; evitava dilatazioni temporali, privilegiando la continuità di tempo della storia e del discorso (scena) e le contrazioni temporali (sequenza); faceva uso frequente, a tal fine, delle ellissi, che permettono di omettere le azioni superflue allo sviluppo logico-causale degli eventi in cui si articola la narrazione.

    Fonte: G. Silvestre, http://cielodicemento.wordpress.com/2010/0...-quarto-potere/
     
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